La leggenda di Robin by Elena Kedros

La leggenda di Robin by Elena Kedros

autore:Elena Kedros [Kedros, Elena]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Juvenile Fiction, General
ISBN: 9788852050367
Google: a0V7AwAAQBAJ
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2014-04-29T03:51:29+00:00


Il dolore di Richard

Erano tutti quanti davanti al Castello, attorno al focolare. Will sembrava scontento. Richard il fabbro e la sua famiglia erano stati accolti come ospiti, più che come prigionieri. Bryce aveva cucinato per tutti, dando fondo alla cacciagione di quel giorno, cosa che li avrebbe condannati a una nuova caccia l’indomani. I due fratelli si erano trasformati in giullari per divertire i bambini, poi li avevano messi a dormire. Martin aveva ceduto loro il pagliericcio. Gilbert aveva offerto il suo ad Alfred, il figlio maggiore forte e mansueto, che fino al momento di andare a dormire aveva chiacchierato con Ewart.

Il fabbro non faceva altro che ringraziare per l’accoglienza e tutti quei “Grazie”, “Vi sono debitore” non facevano che irritare sempre di più il Biondo. Mud usava tutta la sua diplomazia per mantenerlo tranquillo.

Robin aspettava che l’interesse nei confronti del fabbro scemasse. Non vedeva l’ora di potergli parlare con calma, senza avere tra i piedi Will e l’atmosfera di tensione che si portava dietro.

— Cosa farai a Pontefract? — gli chiese Ewart, mentre sorseggiava la sua razione d’idromele.

— Ricomincerò a lavorare come fabbro e, se Dio mi assiste, anche come maniscalco.

— Insegna quello che hai promesso, invece di salmodiare inutili chiacchiere — sibilò Will.

Richard depose l’osso che stava rosicchiando e si alzò.

— Bene — disse.

— Tutti qua! — urlò Will.

I ragazzi del clan si avvicinarono. Ewart rimase seduto dov’era. — Ma solo due dovevano imparare — si lamentò.

— Tutti — insistette Will. L’altro si alzò e lentamente, sospirando, si accostò agli altri.

Il fabbro controllò il focolare acceso con una lunga occhiata e andò a recuperare uno dei suoi sacchi, dal quale prese un involto che srotolò. Ne uscì carbonella di buona qualità. Lui ne rovesciò un po’ sul focolare. Muovendola di tanto in tanto, lasciò che si arroventasse. Dall’altro sacco estrasse uno straccio, una piccola incudine e una specie di tubicino di metallo lungo una trentina di pollici.

— La punta della freccia nascerà da questo! — disse agitandolo di fronte ai ragazzi.

— Voglio proprio vederlo — biascicò Ewart incredulo.

Il fabbro appoggiò tutto vicino al fuoco, riempì d’acqua e paglia un secchio di legno del clan e prese martello e pinza dalla sua cintura per gli attrezzi. Poi rigirò la carbonella incandescente.

— È pronta — disse mentre i ragazzi lo osservavano in silenzio.

Infilò il tubicino nel carbone e lasciò che un’estremità si arroventasse. Lo estrasse, tenendo il capo meno caldo con la mano avvolta nello straccio, e appoggiò quello rovente sull’incudine. Cominciò a batterlo con il martello. Sotto i colpi del fabbro, l’estremità del tubo diventò un cerchio piatto. Lui lo arroventò ancora nella carbonella perché il metallo restasse abbastanza morbido da essere lavorato.

— A me non sembra una punta di freccia — commentò Martin.

— Aspetta — replicò il fabbro. Riprese a battere sui lati del cerchio piatto, li curvò e avvicinò i due bordi uno all’altro. Riscaldandolo di tanto in tanto, continuò a curvare il cerchio trasformandolo in una specie di gonnellina. Scaldò di nuovo il metallo e martellò il tubicino per assottigliarlo.



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